do la condizione di servo ».1 Grazie all'aiuto di ottimi maestri, si pose sulle
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cano le radici di tante Istituzioni ecclesiastiche e civili, studiano la storia dei
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È questa sua conversione a Cristo, fino al desiderio di « trasformarsi » in
Lui, diventandone un'immagine compiuta, che spiega quel suo tipico vissuto,
in virtù del quale egli ci appare cosı̀ attuale anche rispetto a grandi temi del
nostro tempo, quali la ricerca della pace, la salvaguardia della natura, la
promozione del dialogo tra tutti gli uomini. Francesco è un vero maestro in
queste cose. Ma lo è a partire da Cristo. È Cristo, infatti, « la nostra pace ».14
È Cristo il principio stesso del cosmo, giacché in lui tutto è stato fatto.15 È
Cristo la verità divina, l'eterno « Logos », in cui ogni « dia-logos » nel tempo
trova il suo ultimo fondamento. Francesco incarna profondamente questa
verità « cristologica » che è alle radici dell'esistenza umana, del cosmo, della
storia.
Non posso dimenticare, nell'odierno contesto, l'iniziativa del mio Prede-
cessore di santa memoria, Giovanni Paolo II, il quale volle riunire qui, nel
1986, i rappresentanti delle confessioni cristiane e delle diverse religioni del
mondo, per un incontro di preghiera per la pace. Fu un'intuizione profetica e
un momento di grazia, come ho ribadito alcuni mesi or sono nella mia lettera
al Vescovo di questa Città in occasione del ventesimo anniversario di quel-
l'evento. La scelta di celebrare quell'incontro ad Assisi era suggerita proprio
dalla testimonianza di Francesco come uomo di pace, al quale tanti guardano
con simpatia anche da altre posizioni culturali e religiose. Al tempo stesso, la
luce del Poverello su quell'iniziativa era una garanzia di autenticità cristiana,
giacché la sua vita e il suo messaggio poggiano cosı̀ visı̀bilmente sulla scelta di
Cristo, da respingere a priori qualunque tentazione di indifferentismo religio-
so, che nulla avrebbe a che vedere con l'autentico dialogo interreligioso. Lo
« spirito di Assisi », che da quell'evento continua a diffondersi nel mondo, si
oppone allo spirito di violenza, all'abuso della religione come pretesto per la
violenza. Assisi ci dice che la fedeltà alla propria convinzione religiosa, la
fedeltà soprattutto a Cristo crocifisso e risorto non si esprime in violenza e
intolleranza, ma nel sincero rispetto dell'altro, nel dialogo, in un annuncio che
fa appello alla libertà e alla ragione, nell'impegno per la pace e per la ricon-
ciliazione. Non potrebbe essere atteggiamento evangelico, né francescano, il
non riuscire a coniugare l'accoglienza, il dialogo e il rispetto per tutti con la
certezza di fede che ogni cristiano, al pari del Santo di Assisi, è tenuto a
14 Cf. Ef 2, 14. 15 Cf. Gv 1, 3.